Il mio modello di intervento si rifà alle psicoterapie sistemico-relazionali, che pongono al centro dell'attenzione non soltanto l'individuo, ma anche e soprattutto i contesti relazionali per lui significativi e di cui egli fa parte. Ciascuno, infatti, costruisce il proprio modo di essere stando in relazione con gli altri e le emozioni che ogni persona sperimenta nascono e si modificano attraverso l'interazione con le altre persone.
Ciò non significa che il soggetto, nella sua unicità, non venga preso in considerazione. Tutt'altro. Uno degli aspetti che caratterizza il mio modo di lavorare è proprio l'attenzione agli specifici vissuti dei clienti e ai problemi e alle sofferenze che essi portano nella stanza di terapia.
Insieme ai pazienti cerco infatti di approfondire il motivo che li ha portati da me e che cosa vorrebbero cambiare. Allo stesso tempo, però, cerco di comprendere insieme a loro quale significato assume il problema presentato per loro stessi e per le persone con cui tessono le relazioni più importanti.
L'attacco di panico, il disturbo alimentare, le ossessioni e le compulsioni, l'umore depresso, ad esempio, sono certamente vissuti problematici che riguardano in primo luogo una persona, ma ciò non significa che la loro comparsa e il loro mantenimento siano dovuti a cause o tantomeno disfunzioni interne al singolo individuo. Essi sono piuttosto dei modi di sentire e di essere attraverso i quali il soggetto trova spazio nel mondo e fra le persone che lo circondano, o attraverso i quali egli fa fronte ai cambiamenti già o non ancora avvenuti.
Non è possibile modificare il passato, ma è sempre possibile costruire insieme al terapeuta nuovi significati che promuovono un cambiamento nei modi di pensare, sentire, agire e stare insieme, attraverso la scoperta di nuove risorse dell'individuo, della coppia e della famiglia.